L’intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere, discriminare, identificare e nominare le proprie emozioni e quelle altrui.
Rappresenta un tratto fondamentale dell’intelligenza che permette, a chi la possiede e sa applicarla, di orientare il proprio pensiero e comportamento, e raggiungere obiettivi e benessere in ambito privato, affettivo e lavorativo.
Cosa si intende con intelligenza emotiva?
L‘intelligenza emotiva, è un insieme di competenze che permettono di riconoscere, distinguere, etichettare e gestire le emozioni, tanto le proprie quanto quelle altrui.
Per definire l’intelligenza emotiva esistono diverse denominazioni:
- QE, quoziente emozionale
- QIE, quoziente di intelligenza emotiva
- LE, leadership emotiva.
Dall’insieme di queste definizioni si evince come possa essere fuorviante definire in modo univoco l’intelligenza emotiva, che in effetti viene spiegata attraverso diversi modelli teorici. Tra i modelli teorici più diffusi:
- il modello di Peter Salovey e John D. Mayer
- il modello di Daniel Goleman.
Chi ha teorizzato l’intelligenza emotiva?
L’intelligenza emotiva è stata teorizzata, tra gli altri, da Peter Salovey e John D. Mayer. Peter Salovey è attualmente il presidente della Yale University ed è uno psicologo sociale statunitense. John D. Mayer è uno psicologo della New Hampshire University e si occupa di intelligenza emotiva e psicologia della personalità.
L’intelligenza emotiva, secondo la prima definizione di Salovey e Mayer, consiste nella capacità di percezione, integrazione e regolazione delle emozioni al fine di facilitare il pensiero e la promozione della crescita personale. Questa prima definizione risale a studi svolti intorno al 1990.
Il modello Salovey-Mayer
Nella definizione di intelligenza emotiva, Salovey e Mayer hanno individuato le capacità di:
- generare emozioni
- comprendere le emozioni
- regolare le emozioni in modo riflessivo.
Il fine ultimo è la promozione della propria crescita sia emotiva che intellettuale.
Il modello di Goleman
Il concetto di intelligenza emotiva è stato trattato anche da Daniel Goleman, psicologo di origini statunitensi, nel volume intitolato Intelligenza emotiva, pubblicato nel 1995 e, a differenza di quanto asserito dal modello Salovey-Mayer, Goleman ha focalizzato la sua attenzione principalmente in ambito lavorativo.
L’intelligenza emotiva, nel modello di Goleman, viene definita come un insieme di capacità e di competenze che permettono all’individuo di agire in un contesto di leadership.
Chi è dotato di intelligenza emotiva?
Le persone con intelligenza emotiva, secondo il modello Salovey-Mayer, possiedono quattro specifiche abilità:
- l’abilità di percepire le emozioni quali la paura, la gioia o la rabbia. Le proprie e le altrui emozioni, si specifica. Una capacità percettiva che si esercita attraverso l’osservazione della mimica facciale, guardando i gesti di una persona o le fotografie, ascoltando il timbro della voce
- il saper adoperare le emozioni, con obiettivi che possono variare in base alle circostanze, ma comunque orientati al problem solving
- il comprendere le emozioni e percepirne le sfumature, le variazioni e le evoluzioni nel corso del tempo
- il saper gestire le emozioni, ovvero essere in grado di regolarle e “governarle”, così da raggiungere l’obiettivo prefissato.
Le competenze dell’intelligenza emotiva sono strettamente e reciprocamente correlate tra loro.
Quali sono le cinque caratteristiche dell’intelligenza emotiva?
L’intelligenza emotiva per Goleman si contraddistingue per cinque caratteristiche:
- consapevolezza di sé, che viene intesa come l’abilità di riconoscere le proprie emozioni insieme ai propri punti di forza ma, allo stesso tempo, le proprie debolezze e i propri limiti. Insieme a questa abilità, Goleman indica la capacità di intuizione, da parte del soggetto, di come simili caratteristiche possano influenzare le persone
- autoregolazione, che dà la possibilità di gestire le proprie debolezze, emozioni, i propri punti di forza e le proprie risorse, così da poterli adattare alle differenti situazioni e riuscire a raggiungere gli obiettivi stabiliti
- abilità sociale, che si traduce nella capacità di gestione della relazione con le persone così da riuscire a indirizzarle verso un dato obiettivo
- motivazione ovvero il riuscire a trasformare i pensieri negativi, dopo averli individuati, e di renderli pensieri positivi così da motivare gli altri e, certamente, sé stessi
- empatia, la capacità di comprendere pienamente, fino a sentire profondamente, gli stati d’animo altrui.
Intelligenza emotiva e competenze emotive
Le cinque potenzialità definite da Goleman come tipiche dell’intelligenza emotiva si traducono in competenze emotive, che si esplicano in vere e proprie abilità pratiche. La consapevolezza di sé, ad esempio, si traduce concretamente in:
- una migliorata capacità di riconoscimento e denominazione delle proprie emozioni
- una abilità più profonda nella comprensione dei trigger emotivi
- capacità di riconoscimento della differenza tra sentimenti, condizioni fisiche e azioni.
Mentre l’autoregolazione nell’intelligenza emotiva permette di:
- sopportare meglio la frustrazione e gestire la collera
- avere una condotta che sia meno aggressiva o autodistruttiva
- esercitare una migliore capacità nella gestione dello stress
- una solitudine ridotta, e un’ansia più bassa, nei rapporti sociali.
In altre parole, le competenze emotive comprendono una serie di abilità pratiche necessarie per favorire l’autoefficacia nelle interazioni sociali che riguardano le emozioni. Attraverso queste abilità, quindi, una persona può stabilire rapporti positivi con gli altri e promuovere comportamenti socialmente adattivi. Lo sviluppo di competenze emotive implica anche la capacità di regolare le proprie emozioni in modo socialmente accettabile, adeguando il comportamento ai diversi contesti sociali.
Competenza personale e competenza sociale
Secondo Goleman, la competenza emotiva si distingue in:
- competenza personale
- competenza sociale.
La competenza personale riguarda il controllo di sé attraverso:
- la consapevolezza delle proprie emozioni
- la comprensione delle proprie forze e debolezze
- la capacità di gestire il cambiamento
- l’apertura mentale.
Include anche la motivazione interna per migliorare e perseguire gli obiettivi nonostante le difficoltà.
La competenza sociale, invece, riguarda la gestione delle relazioni con gli altri attraverso l’empatia, l’ascolto attivo e la collaborazione. Queste abilità sociali si suddividono in diverse categorie, tra cui:
- comunicazione
- leadership
- risoluzione dei conflitti
- problem solving
- decision making.
Inoltre, alla competenza sociale si collega il cooperative learning, che implica lavorare in gruppo per acquisire e sviluppare queste abilità, essenziali per affrontare l’ampio panorama dei saperi tecnico-scientifici.
A cosa serve l’intelligenza emotiva nella vita di tutti i giorni?
Attraverso l’intelligenza emotiva la persona può vivere benefici concreti nella vita di tutti i giorni. Innanzitutto, vive un maggiore ottimismo, è poi in grado di sviluppare e attuare un comportamento prosociale. Le sue abilità sociali, che risulteranno più sviluppate, determineranno un vantaggio anche per la comunità nel suo insieme.
Grazie all’intelligenza emotiva, le relazioni con il nucleo familiare e, in ambito più esteso, con i propri pari risulteranno più positive e funzionali. Nel contesto lavorativo i rapporti saranno migliorati.
Per tornare all’ambito personale, lo sviluppo e l’applicazione dell’intelligenza emotiva faranno sì che il soggetto comprenda in modo più raffinato e profondo sé stesso, e di conseguenza lo renderanno capace di prendere decisioni basate sia sulla logica sia sulle emozioni.
Come rafforzare l’intelligenza emotiva?
- imparare a chiedersi: “Come sto? Come mi sento?”: imparare a non rigettare le emozioni, per quanto sgradevoli e spiacevoli possano essere. Imparare ad ascoltare le emozioni è un aspetto essenziale per sviluppare questo tipo di intelligenza
- non giudicare le emozioni. Quando giudichiamo le emozioni rischiamo di bloccarne la naturale evoluzione, che prevede un movimento simile a un’onda. Le emozioni nascono, hanno un vertice, quindi scompaiono. Vivere senza giudizio questi tre momenti è essenziale e sano
- connettere emozioni e pensieri, perché forse pensieri negativi possono sorgere a causa di pensieri che possono assillare o tormentare, in specifiche situazioni o accadimenti
- ascoltare il proprio corpo, che comunica alla mente, sempre. Uno stomaco gonfio o un nodo allo stomaco possono essere il segnale di una stanchezza lavorativa
- cercare le connessioni tra le emozioni aiuta a tratteggiare un paesaggio emotivo più integrato, in cui i motivi che hanno determinato uno stato d’animo possono emergere con maggiore nitidezza, senza alcun rifiuto ma, al contrario, con accoglimento. Connettere la tristezza per un lutto presente alla tristezza per un lutto del passato, ad esempio, è un passo verso la conoscenza di sé.
Avere una padronanza di sé sul piano emotivo, conoscere il proprio stato e quello altrui, cogliere le occasioni maturate nelle relazioni sociali che si è contribuito a tessere. È possibile ottenere tutti questi “doni” dell’intelligenza emotiva attraverso la pratica.