L’intelligenza emotiva

  • QE, quoziente emozionale
  • QIE, quoziente di intelligenza emotiva
  • LE, leadership emotiva.
  • il modello di Peter Salovey e John D. Mayer
  • il modello di Daniel Goleman.
  • generare emozioni
  • comprendere le emozioni
  • regolare le emozioni in modo riflessivo.
  • l’abilità di percepire le emozioni quali la paura, la gioia o la rabbia. Le proprie e le altrui emozioni, si specifica. Una capacità percettiva che si esercita attraverso l’osservazione della mimica facciale, guardando i gesti di una persona o le fotografie, ascoltando il timbro della voce
  • il saper adoperare le emozioni, con obiettivi che possono variare in base alle circostanze, ma comunque orientati al problem solving
  • il comprendere le emozioni e percepirne le sfumature, le variazioni e le evoluzioni nel corso del tempo
  • il saper gestire le emozioni, ovvero essere in grado di regolarle e “governarle”, così da raggiungere l’obiettivo prefissato.
  • consapevolezza di sé, che viene intesa come l’abilità di riconoscere le proprie emozioni insieme ai propri punti di forza ma, allo stesso tempo, le proprie debolezze e i propri limiti. Insieme a questa abilità, Goleman indica la capacità di intuizione, da parte del soggetto, di come simili caratteristiche possano influenzare le persone
  • autoregolazione, che dà la possibilità di gestire le proprie debolezze, emozioni, i propri punti di forza e le proprie risorse, così da poterli adattare alle differenti situazioni e riuscire a raggiungere gli obiettivi stabiliti
  • abilità sociale, che si traduce nella capacità di gestione della relazione con le persone così da riuscire a indirizzarle verso un dato obiettivo
  • motivazione ovvero il riuscire a trasformare i pensieri negativi, dopo averli individuati, e di renderli pensieri positivi così da motivare gli altri e, certamente, sé stessi
  • empatia, la capacità di comprendere pienamente, fino a sentire profondamente, gli stati d’animo altrui.
  • una migliorata capacità di riconoscimento e denominazione delle proprie emozioni
  • una abilità più profonda nella comprensione dei trigger emotivi
  • capacità di riconoscimento della differenza tra sentimenti, condizioni fisiche e azioni.

Mentre l’autoregolazione nell’intelligenza emotiva permette di:

  • sopportare meglio la frustrazione e gestire la collera
  • avere una condotta che sia meno aggressiva o autodistruttiva
  • esercitare una migliore capacità nella gestione dello stress
  • una solitudine ridotta, e un’ansia più bassa, nei rapporti sociali.

Secondo Goleman, la competenza emotiva si distingue in:

  •  competenza personale
  •  competenza sociale.
  • la consapevolezza delle proprie emozioni
  • la comprensione delle proprie forze e debolezze
  • la capacità di gestire il cambiamento
  • l’apertura mentale.
  • comunicazione
  • leadership
  • risoluzione dei conflitti
  • problem solving
  • decision making.
  • imparare a chiedersi: “Come sto? Come mi sento?”: imparare a non rigettare le emozioni, per quanto sgradevoli e spiacevoli possano essere. Imparare ad ascoltare le emozioni è un aspetto essenziale per sviluppare questo tipo di intelligenza
  • non giudicare le emozioni. Quando giudichiamo le emozioni rischiamo di bloccarne la naturale evoluzione, che prevede un movimento simile a un’onda. Le emozioni nascono, hanno un vertice, quindi scompaiono. Vivere senza giudizio questi tre momenti è essenziale e sano
  • connettere emozioni e pensieri, perché forse pensieri negativi possono sorgere a causa di pensieri che possono assillare o tormentare, in specifiche situazioni o accadimenti
  • ascoltare il proprio corpo, che comunica alla mente, sempre. Uno stomaco gonfio o un nodo allo stomaco possono essere il segnale di una stanchezza lavorativa
  • cercare le connessioni tra le emozioni aiuta a tratteggiare un paesaggio emotivo più integrato, in cui i motivi che hanno determinato uno stato d’animo possono emergere con maggiore nitidezza, senza alcun rifiuto ma, al contrario, con accoglimento. Connettere la tristezza per un lutto presente alla tristezza per un lutto del passato, ad esempio, è un passo verso la conoscenza di sé.

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